giovedì 10 settembre 2015

Le 5 cose che odio di un trasloco

Si, ho traslocato. O meglio, mi son trasferito. O mi sto trasferendo ancora... Boh, sto sfasato come un mulo che si ritrova all’improvviso in Groenlandia sorseggiando del tè al tamarindo con una renna di Betlemme. Anche per questo non aggiorno il blog da millemila anni (almeno vi ho lasciato in compagnia di Jennifer Gnoccolonaancoraaquarantamilaanni Lopez).


Anyway, ecco le cinque cose che odio di un trasloco/trasferimento/quandotispostidaunaparteallaltra.

- La lista delle cose da portare
La valigia non mi preoccupa, anche perché quasi mi diverto a vedere fino a che punto riesco a incastrare la roba in meno di un metro cubo. La lista delle cose da portare invece è uno smerigliamento di balle spesso sottovalutato, perché puntualmente accadono due cose:

1) Dovresti pensare a quel che devi prendere/portare/comprare, ma l’unica cosa che ti viene in mente è... è... è... Cos’è che dovevo fare?

2) Pensi a tutto, ma proprio a tutto. Carichi l’auto, parti... e quando hai imboccato l’autostrada da due ore ti viene in mente l’unica cosa che hai dimenticato sulla mensola della cucina. Però ti sei ricordato di portare appresso il portachiavi con le fattezze di un Umpa Lumpa in overdose da cioccolato bianco.

- Caricare la macchina
Incastrare trolley, scatoloni, zaini, comodini, stereo e quant’altro è un’arte. E pure botta di culo. Un nanometro è importantissimo per l’equilibrio e la perfetta riuscita dell’incastro globale, e le ore-settimane-mesi-anni passati ‘mbaccia (traduzione Teramano – Italiano: “contro”) il Tetris risultano preziose per concepire lo spazio della macchina. Poco importa se dovrai guidare per quattro ore col sedile tirato tutto in avanti, così in avanti che senti il calore del radiatore troppo vicino alle ginocchia. La soddisfazione successiva è tanta, ma anche le bestemmie e le litrate di sudore nel frangente (che sia giorno incandescente o notte fresca poco importa, suderai a prescindere). 

- Sfasamento iniziale
Arrivi, scarichi, spacchetti, metti in ordine, mangi cose a caso, cerca di fare una mappa mentale dell’appartamento (del quartiere ci penserai nei giorni successivi, forse), giro di telefonate per  far sapere a tutti che sei vivo, vegeto e iperattivo. Nel frattempo sono passati due giorni e non hai dormito un secondo, salvo poi chiudere gli occhi giusto quel nanosecondo in cui ti fermi. Ti risvegli tre giorni dopo, ma non sei Gesù Cristo.

Cerchi una via, vai nella direzione diametralmente opposta. Cerchi la macchina, non ti ricordi che il parchimetro è scaduto. Sei ancora con talmente tanta adrenalina in corpo, che decidi di scomporre, smontare e metterti in tasca la macchina per ricomporla in camera, dietro il mobiletto della televisione 20 pollici a tubo catodico che spara più radiazioni di Gundam e Godzilla.

- L’accento “strano”
Ok, in realtà non odio il fatto di essere in “terra straniera” e sentir parlare le persone con un accento completamente diverso dal mio, anche perché il più delle volte mi vien automatico ripulire il mio eloquio ed essere un po’ più impostato (e la cosa mi garba). Però inizialmente penso in continuazione “Ma come cazzo parlano ‘sti qua?”. Diciamo che tra i punti che odio, è quello che “odio” di meno, se non per il momento di transizione.

- Varie ed eventuali
...Non mi viene in mente nient’altro. Riempite voi. Ora vado a scaricare me stesso sul letto.

Nessun commento:

Posta un commento

Lascia un commento. Sempre se ti va, eh. Nessuno ti costringe.