Il cinema: luogo sacro, luogo in cui vieni avvolto dal dolbisurraund e dalle sue infinite divagazioni, luogo dove da sempre puoi goderti i tuoi beniamini su uno schermo gigantesco piuttosto che stare a decifrare i quadratini del tubo catodico di scarsa qualità a casa (si, sono un nostalgico delle radiazioni dei vecchi televisori, non me ne vogliate). Luogo dove, nelle ultime file, più appartate, l’adolescenza ha regalato numerose soddisfazioni e forse pure qualche pargolo, tra gli acrobati della poltrona ma non del salto della quaglia. Luogo dove, purtroppo, delle volte profanatori della sacralità ti rompono impunemente i coglioni parlando, ridacchiando, masticando con forza i popcorn manco fossero dei novelli Conte Ugolino.
Ecco le cinque cose che odio quando sono al cinema.
5) Le pubblicità iniziali. Perché sempre più spesso, diciamo nel 95,678periodico% dei casi, sulla locandina c’è scritto “Inizio spettacolo: 18.00”, ma dovrebbero in realtà scrivere “Inizio spettacolo di voi che bestemmiate perché vi dovete sorbire tutti i nostri sponsor, da De Luigi che a 50 anni ancora non sa fare una kaiser di lavatrice allo spot sulla valorizzazione del territorio”.

L’odio. La morte. La depravazione. Il giocare sulla pazienza altrui. Il sadismo con cui ti fanno credere che stia per iniziare il film perché vedi scritto “Zibbibbo Pictures” ed invece è uno dei millemila trailer di film di cui ti frega tanto quanto la quotazione in borsa dello scellino dell’Isola di Pasqua.
4) Il tizio che chiede spiegazioni per qualsiasi cosa. Qualsiasi. “Chi è quello?” Ma perché ha fatto così? Ma non era la madre? Ah, no, è la sorella. O la portinaia?” [probabile dialogo vedendo una scena dei Pirati dei Caraibi].

Spesso, troppo spesso, inutilmente spesso c’è qualcuno che vuol vedere un film a tutti i costi, perché lo brama da secoli, perché ha l’occasione di poterlo vedere in sala e non nel 15 pollici sporco di camera sua in streaming di bassa qualità con audio ripreso da una bettola di Caracas e sottotitoli in cirillico, ma ha la fobia dei luoghi che non siano similari alla sua stessa cameretta e allora s’accolla l’amico a cui il cinema piace, ma solo perché ci sono le poltrone comode. Ed i popcorn glieli paga l’amico. Ah, e non sa una cippalippa di cazzo di niente sul film, peggio ancora se è un nuovo episodio di una sAga (con la “A”, brutti pervertiti). Delle volte l’amico è sostituito dalla fidanzata.
“Ma perché gli si è sciolto il braccio? Perché ce l’ha meccanico? È un reduce di guerra?”
“Amò... È Terminator. ‘Na macchina. Un robottone dalle sembianze umane.”
“Ah...”
(Conversazione plausibile vagamente estrapolata da esperienza ascoltata e veduta da me stesso medesimo)
Se non vi interessa il film, o se semplicemente vi buttate a capofitto sul setordicesimo episodio di una saga che non sia “Nightmare” (Trama base: tizio che ti uccide nei sogni. Stop spiegazione) o “Non Aprite Quella Porta” (Trama base: tizio che ti uccide per farsi la prossima maschera di carnevale. Stop spiegazione), o se ancora più semplicemente non vedevate l’ora di uscire col vostro amicicio così, giusto per passare due ore alla kaiser di canide, non ammorbate più o meno inconsapevolmente il vostro vicino di poltrona, altrimenti i popcorn li mangerete col culo.
3) Il tizio che si porta il tizio che chiede spiegazioni per qualsiasi cosa. Qualsiasi. “Oh, vuoi venire al cinema? Fanno ‘Coltivatori di Lillà Extended Edition’. È figo, lo capisci pure se non l’hai mai visto prima. Ti pago i popcorn.”.
Perché, ammettiamolo: alla fine dei conti, il tizio che ti sganascia le balle perché parlotta tutto il tempo perché vuole tutte le spiegazioni del mondo, in fondo in fondo, è una inconsapevole vittima del suo amico truffaldino che l’ha trascinato al cinema solo per sentirsi meno solo e meno scemo. O perché, in caso di fidanzata annessa che chiede perché mai Padre Pio maneggi una spada al neon e perché ci sia un tizio vestito tutto di nero che forse è Batman quando invece sullo schermo stanno proiettando Episodio IV di Guerre Stellari, probabilmente ci sono due motivi regressi:
a) hanno concordato “Io vengo a vedere guerre spaziali con te, ma in cambio domenica andiamo a vedere 50 Sfumature di Grigio, niente giochettini per questo fine settimana e andiamo a trovare mamma”;
b) lei è talmente tappetino che “Si, dai, bellissimo! Lo spazio, le stelle... Ti lovvo come un moscerino della frutta ama la frutta, fruttarello del mio cuor”.
Porco. Mondo. Ladro. Maledetto. Un rumore fastidioso a dir poco, che sovrasta persino il dolbiultramegacicciosorraund della sala, che vorresti finisse all’istante, non importa se perché sono finiti i popcorn o quel che kaiser era, o se il tipo si sta strozzando perché anche la palletta di popcorn stava impazzendo dal fastidio. Maledetti. La prossima volta chiamo vostra madre e la sculaccio.
1) I bambini a cui non frega un emerito membro di Snoopy del film ma che sono lì perché i genitori volevano vedere il film e non sapevano dove lasciare il frutto della propria distrazione. “DINOSAURI! YEEEHHH! AHAHAH!!! DEVO ANDARE IN BAGNO! GIOCHIAMO AD ACCHIAPPARELLO! MAMMA, MA PERCHÉ QUEL TIPO HA LEGATO QUELLA TIPA E QUELLA TIPA STA CON GLI OCCHI SGARRATI E IL TIPO SI È ABBASSATO E NON SI VEDE PIÙ?”
Ora, non mi lamento con chi porta UN bambino in sala a vedere, che cavolo ne so, Johnny Deep che per pagare il pusher s’è vestito per l’ennesima volta da Jack Sparrow, è un film per tutte le età, se un ragazzetto di 10 anni fa un po’ di baccano dà fastidio, ma nulla di trascendentale. Però... Se tu, genitore, ti metti d’accordo con altri genitori per andare a vedere “Jurassic World” perché vuoi vederlo ma non sai dove e a chi mollare i marmocchi casinisti... Da quale cavolo di sinapsi cerebrolesa e drogata t’è partita l’idea “Ehi, ci sono i dinosauri! Portiamo i nostri bimbi a vedere il film!”? Perché, emerito ebete al bambino importa ‘na sega del Tamarrosauro (cit. Synergo) che è stato ibridato geneticamente con la pustola della seppia e la raganella, che vengono citate robe di un film che quando uscì il bimbo non era nemmeno nei tuoi piani, nemmeno in quelli della cicogna proveniente da Mordor che poi te l’ha portato. Perché non puoi stare con lo sguardo fisso verso lo schermo e fare finta di niente mentre tuo figlio gioca con gli amici e apre e chiude la porta della sala a ripetizione, manco fosse un gigantesco ventaglio de sta ceppa incoronata. E manco puoi ridacchiare con gli altri genitori dicendo “Ahahah, che carini!”.
Carini il cazzo.
Carino è il bimbetto che sgambetta nella culla, o che chiede “Ma dalla seppia nascono i dinosauri?”, non l’incontrollabile tuo figlio che urla e dice “Uffa, giochiamo!” e si mette a fare comunella con gli altri bambini mentre tu già sei nervoso perché il film è più merdoso di quanto potessi immaginare.
Si, l’ho presa sul personale. Però, anche in generale... ECCHECCAZZO.
P.S.: nella classifica non ho voluto inserire il tizio che si alza appena spuntano i titoli di coda, perché il più delle volte si perde qualche scena divertente/importante/vedete voi. Alla fine a me non arreca fastidio alcuno, quello che ci perde è lui. Gneregnegnegné.
P.S.: nella classifica non ho voluto inserire il tizio che si alza appena spuntano i titoli di coda, perché il più delle volte si perde qualche scena divertente/importante/vedete voi. Alla fine a me non arreca fastidio alcuno, quello che ci perde è lui. Gneregnegnegné.

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