domenica 3 aprile 2016

Il suicidio del calzino

C’è un momento in cui i calzini decidono di farla finita. No, non è la lavatrice la vorace bastarda, è il calzino stesso a essere un irrimediabile figlio di calza a rete ignota.

Carichi la lavatrice, come hai sempre fatto. Lavaggio rapido, lavaggio completo, lavaggio quello-che-ti-pare. Fatto sta che un giorno, e non saprai mai quando di preciso, tirerai via dall’oblò che s’annoia un po’ tutti i tuoi panni belli profumati, o quantomeno lavati e belli umidicci.

Prendi lo stendino.
Stendi sullo stendino.
E poi. IL DRAMMA.

domenica 7 febbraio 2016

Teramo, la Bella Insofferente

Teramo non è grande, ma è a misura d’uomo. Teramo non è brutta, pur avendo le sue brutture. Teramo è a metà strada tra la brezza marina e l’imperiosità della vetta più alta dell’Appennino, il che ti dà la possibilità di avere un panorama così vario che, quando ne hai bisogno, ti conforta il cuore. Teramo, anche se non sembra, ha, o meglio, avrebbe una storia da raccontare.

Teramo è un eterno potenziale, che eternamente viene stigmatizzato dagli stessi che ci vivono.

Ci vivono, non la vivono. Perché viverla significherebbe “tastare il polso”, concretizzare ed esprimere attivamente ciò che può, anzi, pardon, potrebbe esprimere.


Ecco quale è il problema di Teramo: vige il “Ma tanto...” alternato da un vibrante “Eh, mò...” che in italiano ha il corrispettivo più vicino nel concetto di “È sempre stato così, quindi che vuoi fare?”. Una situazione che, spesso, per molti, alla lunga, se tutto va bene (e smetto di intervallare mezzo mondo con le virgole, giuro), genera uno smatramento di coglioni di dimensioni bibliche, roba che la porta della città di Babilonia è una miniatura della Lego. Se tutto va male, invece, Teramo produce nell’essere umano giovane e che non riesce ad esprimersi in loco un male subdolo, quello che chiamo apatia strisciante.

Strisciante? In che senso?

Esci con gli amici, continui a fare quel che facevi, ma fondamentalmente ti rompi le balle. Anzi, no, perché gli zebedei si sono frantumati tanto tempo fa, in una galassia che però non è lontana lontana, e quindi la conseguenza di tutto ciò è che si creano sulla tua bella capoccia tonda due bei paraocchi che non ti permettono di vedere vie alternative. Nel migliore dei casi, accetti la situazione e gestisci alla bene e meglio ciò che ti capita day-by-day, escludendo la possibilità di un bye bye verso lidi più stimolanti.


Attenzione però: alcuni fortunatamente riescono ad intervallare sonore e poderose testate contro il muro per una città che con grandissima fatica (leggasi pochissima voglia) si muove verso qualcosa che non sia il solito orticello che dagli anni ’70 non sta crescendo più, con una forza di volontà encomiabile che permette loro di crearsi uno spazio soddisfacente, appagante. Onore a voi, davvero. Perché parte di me vi ammira.

C’è un manipolo di personaggi umani che Teramo, a lungo andare, li stava corrodendo. O li sta corrodendo. Arrivi al punto che addirittura spostarsi anche di soli dieci, quindici chilometri ti sembra una esagerazione, un qualcosa per cui “Che palle, mi devo spostare”. Il problema primario, pardon, uno dei problemi primari di Teramo è che ad alcuni (a tanti, forse) crea immobilismo. Detta terra terra, Teramo ti fa pesà il culo, manco avessi il retrotreno di un tir attaccato al bacino con te che, di base, peseresti 20 chili ‘nghe tutt l’armatur (cit.).


Teramo, per alcuni, diventa la Bella Insofferente: vorresti rimanerle accanto, ma fa di tutto per allontanarti, con i suoi “Eh, ma che vuoi fare”, con le sue non-risposte (quanti curriculum – o curricula, se volete fare i latinisti scassamaroni – buttati), con il suo essere bella, ma sempre con quell’aria scazzata che sembra che le stai facendo un favore a rimanerle vicino.

lunedì 4 gennaio 2016

Montage Of Heck - The Home Recordings. Non chiamatelo disco solista di Kurt Cobain

Ho già scritto, più o meno con toni istituzionali, quel che penso di “Montage Of Heck: The Home Recordings”. Ho però poi letto l’articolo di Rolling Stone “Quando Kurt era felice”, e lì mi si è chiusa la vena, come si suol dire.

“The Home Recordings” NON È il disco solista di Kurt Cobain.


Non lo è concettualmente, non lo è nelle intenzioni dell’autore delle registrazioni. Lo è solo per la Universal e per Morgen, il quale francamente m’è caduto un po’ dopo questa sparata. È “solo” una raccolta di tracce ritrovate nei 7 anni di lavorazione per la realizzazione del documentario “Montage Of Heck”, e se fosse uscito col titolo “Montage Of Heck: Soundtrack&others” o qualcosa del genere, il voto sarebbe stato completamente differente e, molto più importante, sarebbe stata completamente assente la mia incazzatura mortifera.

“The Home Recordings” NON È il disco solista di Kurt Cobain.

È come se all’epoca della sua uscita avessero spacciato il monumentale “With The Lights Out” come il monumentale concept album dei Nirvana perduto. No, a conti fatti era una raccolta di rarità realizzata proprio mirando ai fan collezionisti, e per questo è stato apprezzato, lo apprezzo e soprattutto ne giustifico anche la mossa commerciale (dare in pasto agli ultra fan tanto ben di Dio) in quanto ha senso. “The Home Recordings” NON È il disco solista di Kurt Cobain, per il semplice fatto che dietro a ciò che ci viene propinato in questo “album” non si scova l’intenzionalità di Kurt di realizzare un disco solista. Chiariamoci: negli anni si è sparsa la voce, più o meno fondata, che Kurt volesse davvero fare qualcosa staccandosi dal nome Nirvana, che qualche demo a riguardo forse era sbattuta da qualche parte non si sa dove, ma questo CD, questo “The Home Recordings” NON È nulla di tutto ciò. È materiale usato / scartato per il gran bel docufilm (non sono ironico, “Montage Of Heck” è qualcosa di realmente emozionante ed emozionale), e che non mi si venga a dire che è stato evitato di inserire materiale che c’entrasse con i Nirvana, perché metà dell’edizione standard e 1/3 dell’edizione Deluxe hanno demo di canzoni dei Nirvana. Sì, registrate dal solo Kurt, sì, versioni embrionali, ma porca puttana erano già pensate per essere suonate come Nirvana, non come Kurt Cobain Solista. Filo logico semplice, eppure l’hanno forzato e giustificato in maniera assurda.

L'espressione di Cobain nell'apprendere che hanno spacciato sta roba come suo disco solista
Si sarebbe potuto parlare di disco solista se quelle trovate fossero davvero registrazioni pensate per un eventuale progetto solista, al di fuori della cassa di risonanza Nirvana. Kurt aveva in mente in effetti di realizzare un disco completamente acustico, pensando anche di fare a meno per un momento del nome della sua stessa band, ma NON È QUESTO IL CASO, NON È QUESTO L’ALBUM PRESUNTO.

“The Home Recordings” NON È il disco solista di Kurt Cobain. Fatevene una ragione. Almeno voi.