venerdì 20 febbraio 2015

Happy birthday Kurt


Un pianto travestito da ruggito. Una chitarra. Un microfono. Un quaderno. Tanti quaderni. Tantissimi fogli tatuati da scritte, frasi, parole, cancellature, disegni, correzioni. Punti fermi che in realtà non ci sono.

Una chitarra, sei corde, quattro accordi, pochi minuti per sfogarsi. Un pedale per togliere e azionare la distorsione acida, arrugginita, lacerante. Accordature, scordature, un La che salta e di cui, dopotutto, si può anche fare a meno.

Un microfono. Volume alto, volume basso, non importa. Non importa neanche se ci sia o meno un microfono, basta urlare, sfogarsi, sussurrare, sfogarsi, star zitti, sfogarsi.

Un'infanzia verso cui voler tornare, verso cui guardare con tanto rimpianto. Enorme rimpianto. Gigantesca malinconia. Mastodontica idealizzazione.

E poi niente, si va verso i quarantotto anni, a passi leggeri, con le scarpe rotte ed i jeans strappati, una felpa un po' logora e occhiali sulla testa. Nessuno ti sente, cammini tranquillo, nessuno se ne accorge.

Almeno, non qui. Non da queste parti.

Sguardo stanco, sospiro leggero, sorriso accennato. Un altro anno è passato, altri passeranno.

Ma non qui. Non da queste parti.

Happy birthday, Kurt.

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