Se iniziassi a scrivere riguardo TUTTO il Festival di Sanremo 2015, riempirei probabilmente un intero bugiardino del rinosal spay nasale. Orbene, ordunque, sarò molto schematico, meno che nella premessa: non so come, non so perché, ma il Festivàl - con l'accento sulla "a" - mi attrae come una calamita di dimensioni cosmiche. Sarà perché ogni tanto mi piace sparare sulla croce rossa, sarà che c'è un substrato di trash che per un amante dell'improbabile come me è grasso che cola...
Anyway, ecco il pagellone diviso in categorie:
Chiara - Straordinario: L'Ape Maia arriva a Sanremo, ha imparato a cantare e non stecca. Che bello. Peccato che la canzone appena finisce la dimentichi immediatamente, manco ti fossi divorato un'insalata di fiori di loto.
Gianluca Grignani - Sogni Infranti: grande Grigno, sempre in bilico tra voce graffiante e stonatura. Il brano non è proprio indimenticabile (mai quanto quello dell'Ape Maia, eh), pare un micro best of di quanto fatto negli ultimi anni, ed Una cura di fosforo sarebbe l'ideale, visto che nella prima puntata ad un certo punto spara una supercazzola con terapia d'antani al posto del testo.
Alex Britti - Un Attimo Importante: ho sperato fino all'ultimo che sparasse un assolo di 5 minuti con quella bella Les Paul Gold Top. Alla fine bei fraseggi su un testo "Meh...".
Malika Ayane - Adesso E Qui (Nostalgico Presente): di nostalgico ce n'è tanto, tant'è che pare la solita ballatona sanremese strappalacrime strappascroto. Ed in effetti lo è. "Silenzi a cena". Parlare con la bocca piena è maleducazione, eh.
Dear Jack - Il Mondo Esplode Tranne Noi: ragazzine urlanti, ululanti ed un po' umidicce si strappano i giubbini di ecopelle comprati da mammà e papà perché-è-rock stanno già cantando a squarciagola sta roba, che a conti fatti è tra le proposte più decenti di tutto il Festivàl - con l'accento sulla "a". Colonna sonora perfetta per l'edizione italiana di Twilight.
Lara Fabian - Voce: 1) chi cazzo sei. 2) Gli anni '80 son finiti. La voce ce l'ha, per carità, ma i coretti sono qualcosa di indefinibile.
Nek - Fatti Avanti Amore: che ci crediate o no, il vero background musicale di Nek è tutto firmato Police e Sting. Se la canta e se la suona, e alla fine se ne esce con un bel brano, che di Police non ha nulla, col solito tema d'amore che però non risulta stucchevole. Ha il non trascurabile pregio di aver portato a Sanremo e di esser arrivato in finale con l'esatto opposto della canonica lagna stracciacoglioniingolfatidilagne. Chitarroni radiofonici pronti ad esplodere per la sezione EviMetal di Radio Italia e Lattemiele.
Grazia Di Michele e Mauro Coruzzi - Io Sono Una Finestra: ok, la Di Michele sapeva benissimo di aver avuto la botta di culo della vita per essere a Sanremo a millemila anni lasciando il sarcofago vuoto per fargli cambiare finalmente aria, ma il testo mi è seriamente piaciuto, soprattutto nell'interpretazione di Coruzzi, alias Platinette. Un po' non capiti. E poi Mauro con la camicia sbracalona era uno spettacolo.
Annalisa - Una Finestra Tra Le Stelle: da Amici ne ha fatta di strada, se non altro è meno stucchevole delle varie Moroso e Marrone. Classico pezzo da radio italiana, la versione riveduta e corretta della canzone di Chiara. Lei è pure carina.
Nesli - Buona Fortuna Amore: un rapper che canta e non stona è già di per sé una notizia. Fine.
Moreno - Oggi Ti Parlo Così: parli male. Statte zitto.
Nina Zilli - Sola: gran bel pezzone che si aggrappa come un gatto sulla gamba del malcapitato agli stilemi più classici del blues. Perle ai porci. Che classe, porco Giuda.
Marco Masini - Che Giorno È: a parte quei due secondi di silenzio della platea intentra a ravanarsi balle e prender in mano ferri di cavallo e cornetti vari, il brano del Masini in versione nipote-del-ragionier-Filini non è malvagio. Verrà dimenticato tra un mese, comparirà in qualche spot di qualche mobilificio di provincia, ma non è malvagio.
Anna Tatangelo - Libera: no, stavolta non sparo sulla croce rossa.
Raf - Come Una Favola: "Cosa resterà di questi anni Ottanta", cantavi. Appunto, il tempo passato non è un caso. Zero voce. Si scoprirà che, causa malanno, eri ridotto peggio di uno straccio dell'hard discount pagato 12 centesimi e diventato inutilizzabile già dopo averlo tolto dalla busta di plastica. Ma anche in forma smagliante non credo avresti fatto di meglio. Cosa resterà di questo Raf a Sanremo 2015? Le occhiaie.
Lorenzo Fragola - Siamo Uguali: il giovane vecchio. Canzone smatracoglioni che nemmeno Al Bano si permette più di scrivere.
Irene Grandi - Un Vento Senza Nome: lei è brava, la canzone è un po' anonima, tant'è che la rimembro a fatica. Ma già il fatto che non la ricordi con astio è gran cosa.
Il Volo - Grande Amore: hanno vinto Sanremo, molti si sono schifati, io no. Canzone che rispetta i canoni sanremesi, con tutti i difetti che ne conseguono, ma è tutt'altro che stucchevole, e l'arrangiamento orchestrale è eccellente. E poi loro hanno delle voci assurde. E non dite "Eh, ma loro fanno i soldi solo perché cantano 'Volare' o 'Il Mondo' o altre cose vecchie", perché c'è modo e modo anche di fare quello.
Biggio e Mandelli - Vita D'Inferno: meno idioti del previsto, una canzone leggera nel motivetto ma con un testo che così idiota, dopotutto, non è. Non puntavano ad essere i nuovi Elii, e va bene così.
Bianca Atzei - Il Solo Al Mondo: 1) chi cazzo sei; 2) eh?! 3) Ma davvero? 4) Sei figa, ma se stoni peggio di un citofono del 1945 colpito in pieno da un V2 tedesco, che kaiser ci fai in una gara canora?
Kutso - Elisa: già per il semplice fatto che non avevano avvertito Carlo Conti che la pronuncia corretta del nome è "Cazzo", dovevano accedere in automatico alla fase finale. Il brano è spettacolare, loro sono spettacolari. Dovevano vincere loro.
Kaligola - Oltre Il Giardino: forse c'è un gradino. Stai attento un pochino. Ok, rime alla kaiser a parte, no, decisamente no.
Enrico Nigiotti - Qualcosa Da Decidere: Alex Britti coi capelli, ma la chitarra è un orpello per far sbavare le ragazzine. Stucchevole. Almeno Britti è un chitarrista rispettabile.
Chanty - Ritornerai: l'anno prossimo. Meritava pù di Nigiotti. Le serve un autore migliore, ma la voce e la presenza scenica ci sono.
Giovanni Caccamo - Ritornerò Da Te: non è quello di Mai Dire Gol, ed è un peccato. Voce ok, ma è il consueto vecio con la faccia da giovane. Ed il portamento da vecio. Che vince, ovviamente, tutto quel che c'è da vincere perché ricorda quelli che una volta erano giovani. Boh.
Serena Bancale - Galleggiare: altra canzone d'altri tempi. Al Bano e Romina in confronto sono avanguardia pura. Però, rispetto a Caccamo, qui c'è gran classe, vera classe. Ovviamente è stata scartata.
Amara - Credo: prendete Vasco Rossi, Ligabue, Loredana Bertè e avrete Amara. Stop.
Rakele - Io Non So Cos'è L'Amore: bellina, biondina. Stop.
Carlo Conti: non l'avrei mai detto, ma m'è piaciuto. Non ha voluto strafare, e meglio così. Strano che la Lega non si sia lamentata per il suo colorito, forse il fatto che non sia più abbronzato come un tempo ha giovato.
Emma Marrone: si son divertiti ad impacchettarla, non a vestirla. E dovrebbe fare un corso di lettura.
Arisa: si impappina nel leggere, la vestono come un bambolotto da un euro e cinquanta rubli che tentano di spacciarti per il Cicciobello originale, ma quanto è strafatta di farmaci è divertente.
Rocío: non sapevo chi fosse, ma il fatto che sia spagnola e nonostante questo sappia leggere meglio e con maggior interpretazione delle due precedenti, la dice lunga. Ah, è gnocca a livello fotonico.
Cosa ricorderò di questo Sanremo
Nessun commento:
Posta un commento
Lascia un commento. Sempre se ti va, eh. Nessuno ti costringe.