domenica 1 febbraio 2015

L'embolo che ti sale

No, stavolta non parlerò, o meglio, non scriverò riguardo colloqui mirabolanti.

Questa volta voglio raccontarvi una storia, una favola moderna, una rivisitazione nei giorni nostri del passante che ti sorride, ti chiede qualche spiccio, e poi ti manda le peggiori maledizioni che in confronto il castigo per Sodoma e Gomorra era null'altro che una forte perturbazione metereologica.

'era una volta, non molto tempo fa, in una galassia non proprio lontana lontana, un figuro che, desideroso di visibilità, chiedeva con fare pacato ed amichevole se mai potesse esserci la possibilità di dargli una mano per un progetto per lui molto importante.

(Dato che questa volta non era molto tempo fa, dato che la galassia non era proprio lontana lontana, la fiaba sarà da ora narrata al tempo presente)

Tu, come tutti gli altri, però, sei oberato da ben altri impegni, e, come spesso avviene nella rapidità dei movimenti, scorgi il figuro solo con la coda dell'occhio, giusto poco prima che la goccia di sudore che ha fatto di tutto per trattenersi sulla imponente tempia non cade sulla palpebra prima e sul ciglio poi, offuscando la vista quanto basta per ricordarti che ci sono altre duecentomila richieste ed impegni da estinguere.

I giorni passano, passano, e detta così pare siano passati moltissimi soli e lune, quando in realtà è trascorso giusto il tempo di un paio di notti ristoratrici... Quindi: i giorni passano, e ne sono si e no due, quando d'un tratto da lontano percepisci uno sguardo fisso sulla tua nuca, senti che rosicchia come un novello Conte Ugolino la tua attenzione. Ti avvicini, non fai in tempo a chiedere cosa turba quel giovin figuro che subito un'orda di parole corazzate da piangersiaddossismo si scaglia contro di te, essere inerme la cui colpa è non avergli prestato attenzione ed ascolto.

Se primamente il Senso Di Colpa sopraggiunge ed affianca la bordata di parole che ti stanno soffocando per darti un'ulteriore mazzata sulla noce del capocollo, poco dopo lo stesso Senso Di Colpa si guarda attorno, attonito, sbigottito, e poi si rivolge a te stesso medesimo e con un filo di voce ti sussurra: "Scusa... mi dileguo. Magari ci vediamo quando sarà effettivamente il caso.".

È così che, mentre il losco figuro (si, nel frattempo ha accettato il biscottino del Lato Oscuro della Forza) continua ad insultarti perché "Gli altri mi hanno aiutato e solo tu sei lo stronzo che se la tira perché non mi ti sei filato di striscio ebblabblabblà", una luce irradia lo spazio circostante d'improvviso: l'Embolo.

Ma non l'embolo in senso stretto, bensì l'Embolo della Discussione Senza-Senso-e-Presuntuosa. Quello che sale, sale, sale fino al cervello e poi ti dona la possibilità di esprimere due soavi espressioni gergali:

Opzione 1) "Machicazzotisincula, cafò"
Opzione 2) "Guarda che non hai capito niente, mio caro deficiente"

Benché la seconda dicitura sia poetica così com'è, spesso le due espressioni si fondono in una, molto più soddisfacente per colui che le pronunzia: "Machicazzotisincula, cafò... Guarda che non hai capito niente, mio caro deficiente".

Il profumo dello sfogo è persino palpabile.

Il figuro losco continuerà comunque imperterrito a credere di aver ragione, concentrandosi sull'unghia piuttosto che cercare di capire l'insieme delle cose. Un po' come chi scrive "Ammorte il sistema!1!11" su Twitter pigiando alacremente le lettere sull'iPhone 6 Plus comprato coi soldi di Mammà e Papà.

La morale della favola, ordunque, quale è? Se incontri uno stronzo, lascialo fare. Tanto la mano sul pulsante dello sciacquone ce l'hai tu. Premere delicatamente o con forza sovrumana stile Hokuto è solo questione di gusti.

1 commento:

  1. Ahaha meno male che situazioni del genere non mi capitano più dai tempi del Liceo! :'D Bel post comunque. :)

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